Urbanismo magico? O urbanismo macintosh? La città ispanoamericana tra McOndo e Santa Teresa

Magic Urbanism, or rather Macintosh Urbanism? The Hispano-American City between McOndo and Santa Teresa

Autori

  • Francesco Fava Università IULM, Milano

Parole chiave:

città, generazione McOndo, Roberto Bolaño, frontiera, globalizzazione, City, McOndo Generation, Border, Globalization

Abstract

L’articolo si propone di riflettere sulle rappresentazioni della città nella narrativa ispanoamericana attuale, a partire da due testi esemplari della produzione dell’ultimo quindicennio: i racconti contenuti nell’antologia McOndo, curata da Alberto Fuguet e Sergio Gómez (1996), e il romanzo 2666 di Roberto Bolaño (2004). Nei primi, si individua un ricorrente spazio liminale, quello dell’automobile, funzionale all’attraversamento delle linee di confine, materiali e immaginarie, interne all’ambiente urbano. Nel secondo, ci si concentra sul valore paradigmatico assunto dalla città di Santa Teresa quale ‘cuore oscuro’ della contemporaneità e delle sue contraddizioni.

This paper aims at describing the representation of Madrid’s urban space –and its meanings– in Pedro Almodovar’s films of the 80s, from Pepi, Luci, Bon y las otras chicas del montón up to La ley del deseo. Waving between the wish to “imagine” a new Spanish identity on screen, one which at last gets rid of Franquist laws and constraints, and the need to confront with the defining topics of the national cultural heritage, the almodovarian city is shown as a crucial locus both to study the director’s reading of hispanidad, moving from dictatorship to democracy, and to outline his own distinctive postmodernist poetics.

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Pubblicato

2012-04-30

Fascicolo

Sezione

RUMBOS. La città come spazio letterario, figurativo e linguistico